DOLCE, BIANCO, VELENOSO (da “L’alimentazione naturale", di Nico Valerio, Oscar Mondadori)
Per molte migliaia di anni l’uomo ha soddisfatto il gusto del sapore dolce con la frutta fresca, con la frutta secca e col miele. Tutti alimenti strettamente naturali, che non contengono solo saccarosio né solo zuccheri; ma gli zuccheri vi sono presenti alla stato vitale e in quantità biologica, accanto ad acqua, vitamine, sali naturali, enzimi, acidi organici, batteri, lieviti. Dall’inizio della vita sulla terra, questi sono stati i nostri cibi zuccherini, per decine e decine di secoli.
Oggi invece il succo delle barbabietole e di canna dolce, raffinato e cristallizzato, è usato come condimento per gran parte degli alimenti conosciuti, in quantità enormi. È talmente radicato psicologicamente il consumo del “dolce puro”, costituito dal solo saccarosio, che senza dubbio una famiglia media americana o europea non potrebbe farne a meno per più di un giorno.
Insomma, è una vera droga. E come tutte le vere droghe non solo non giova all’organismo e non apporta alcun elemento vitale e nutritivo, ma è dannoso, anzi- come ormai riconoscono non esclusivamente i soliti “rompiscatole” naturisti ma anche i medici ortodossi - pericoloso per la salute pubblica, fonte diretta e indiretta di molte malattie.
Come mai? Lo zucchero non è in fondo un cibo naturale? Vediamo come viene prodotto. Le barbabietole dolci in pezzi o le canne da zucchero tagliate vengono fatte bollire in acqua a lungo, fino a secernere tutto il loro succo dolce, che condensato, raffinato più volte, decolorato, sbiancato (ma è solo un effetto ottico) con l’azzurrante indartren, filtrato e cristallizzato costituisce lo zucchero.
Questa sostanza, però, non ha più nulla delle piante originarie, è solo saccarosio purissimo, privo di impurità, di vitamine, di sali, di oligoelementi, di qualunque forma vitale. Una sostanza chimica, artificiale. Una volta ingerita, a differenza di qualsiasi cibo, si trasforma completamente in energia, senza lasciare residui, neanche in tracce.
Niente proteine, niente grassi, niente amidi, niente vitamine, sali, oligoelementi e così via. Energia vuota, “calorie nude”, come si è espresso un dietologo. Come altre sostanze chimiche purissime, il saccarosio concentrato eccita l’organismo, con la sua carica energetica immediata, ma lo snerva e lo debilita, facendo lavorare “a vuoto” tutto l’apparato metabolico (metabolismo = insieme dei processi che determinano la trasformazione degli alimenti in tessuti, calore corporeo lavoro meccanico e l’eliminazione delle sostanze residue): infatti brucia senza lasciare le indispensabili scorie. Non deve essere filtrato, separato dai residui indigeribili e dai suoi componenti vitali, ma soltanto scisso dall’organismo in due zuccheri più semplici: il glucosio e il fruttosio. È come , in altre parole, versare della farina bianca nella macina d’un mulino: l’ingranaggio finirà per guastarsi.
Lo zucchero può provocare alterazioni gravi dell’intero organismo: acidosi nel sangue, muco intestinale, ipercolesterolemia, obesità (perché si trasforma in glicogeno e poi in grassi, avendo turbato il metabolismo), tensione nervosa, eccitabilità, diabete (malattia dei ricambio glucidico con aumento del tasso glicemico e glicosuria), arteriosclerosi, disturbi della circolazione, e perfino reazioni strane e apparentemente immotivate, come la decalcificazione.
Qualche anno fa, Yudkin, Clave e Schroeder hanno delineato un quadro veramente drammatico, e purtroppo fondato, dei danni causati da questo vero “veleno bianco”. Aveva ragione, allora, Carton, già agli inizi del secolo, a incolpare della maggior parte delle malattie moderne, sconosciute nell’antichità, il consumo enorme di zucchero, carne e alcol (in Les trois aliments meurtriers, “i tre alimenti assassini”)?
Quello che è certo, ormai, è che non solo l’abuso ma anche il semplice uso dello zucchero predispone l’organismo a una delle tante malattie della civilizzazione, quasi tutte molto gravi. Anche gli indigeni d’Africa e d’Asia, quando consumano zucchero raffinato, subiscono le stesse malattie dei cittadini più golosi e “saccarodipendenti”, cioè assuefatti ormai all’uso del saccarosio, come altri, non certo più sconsiderati, sono assuefatti all’alcol o alla marijuana.
Lo zucchero è particolarmente nocivo per i bambini e per le persone anziane, oltre che per le donne, in quanto è un ladro di calcio” e di sali minerali (soprattutto di cromo, un importante aiuto dell’insulina, che poi è eliminato per il 20% con le urine, come ha scoperto H.A.Schroeder). Finisce per sottrarre anche vitamine, come avviene sempre quando ingeriamo una sostanza del tutto priva di questi principi vitali, e le diastasi, enzimi necessari per la trasformazione di un alimento. Seri studi hanno dimostrato che ogni volta che noi ingeriamo zucchero consumiamo per la sua metabolizzazione vitamine B (in particolare B6 e B12), aminoacidi preziosi (specie triptofano e metionina), vitamina PP e acido pantotenico.
La decalcificazione può portare non solo alla carie dei denti, ma anche all’avitaminosi e al sorgere di infezioni e malattie varie nei bambini, ai quali i genitori continuano a offrire caramelle, dolci e zucchero, pur di tenerli buoni. Così li calmano per pochi minuti ma ne accrescono l’irrequietezza generale. Quest’ultima ipotesi, secondo alcuni ricercatori del National Institute of Health (USA) non trova conferme scientifiche; al contrario, uno studio di J. Wurtman del Massachusetts Institute of Technology attribuisce allo zucchero (dose di 30 g, pari a 2 cucchiai e mezzo) e ai dolci contenenti zucchero (60 g) un’attività antidepressiva e sedativa innescata dall’aumento di serotonina a livello cerebrale, aumento prodotto dal triptofano a sua volta innescato dall’insulina. Ma è facile obiettare che questa reazione è tipica di tutti i carboidrati e degli zuccheri in particolare.
Del resto è dannoso e inutile proibire lo zucchero chimico ai bambini quando l’esempio viene dagli adulti, che con caramelle, dolci e cioccolata e perfino zucchero puro cercano una compensazione alle frustrazioni quotidiane. Molto meglio, allora, sgranocchiare, anche in presenza dei bambini, semi di sesamo, di girasole, di zucche, di nocciole e consumare molta frutta dolce (fresca e secca)
In conclusione, dobbiamo per prima cosa riuscire a eliminare la zucchero dal nostro menù quotidiano. Non è cosa facile, anche perché lo zucchero si annida un po’ ovunque e non è soltanto nella zuccheriera, in bella mostra. Ne sono ricchi tutti i dolci industriali, dalle torte al croissant del mattino, ai gelati, alla cioccolata, ai biscotti, alle bibite dissetanti e a quelle alla cola. In alternativa, recuperiamo l’antica tradizione di dolcificare con moderazione usando soltanto il miele grezzo naturale e la frutta dolce essiccata (uvetta, fichi, ecc.). Ci accorgeremo che tutto sarà più buono: avremo ritrovato i sapori naturali.
Per molte migliaia di anni l’uomo ha soddisfatto il gusto del sapore dolce con la frutta fresca, con la frutta secca e col miele. Tutti alimenti strettamente naturali, che non contengono solo saccarosio né solo zuccheri; ma gli zuccheri vi sono presenti alla stato vitale e in quantità biologica, accanto ad acqua, vitamine, sali naturali, enzimi, acidi organici, batteri, lieviti. Dall’inizio della vita sulla terra, questi sono stati i nostri cibi zuccherini, per decine e decine di secoli.
Oggi invece il succo delle barbabietole e di canna dolce, raffinato e cristallizzato, è usato come condimento per gran parte degli alimenti conosciuti, in quantità enormi. È talmente radicato psicologicamente il consumo del “dolce puro”, costituito dal solo saccarosio, che senza dubbio una famiglia media americana o europea non potrebbe farne a meno per più di un giorno.
Insomma, è una vera droga. E come tutte le vere droghe non solo non giova all’organismo e non apporta alcun elemento vitale e nutritivo, ma è dannoso, anzi- come ormai riconoscono non esclusivamente i soliti “rompiscatole” naturisti ma anche i medici ortodossi - pericoloso per la salute pubblica, fonte diretta e indiretta di molte malattie.
Come mai? Lo zucchero non è in fondo un cibo naturale? Vediamo come viene prodotto. Le barbabietole dolci in pezzi o le canne da zucchero tagliate vengono fatte bollire in acqua a lungo, fino a secernere tutto il loro succo dolce, che condensato, raffinato più volte, decolorato, sbiancato (ma è solo un effetto ottico) con l’azzurrante indartren, filtrato e cristallizzato costituisce lo zucchero.
Questa sostanza, però, non ha più nulla delle piante originarie, è solo saccarosio purissimo, privo di impurità, di vitamine, di sali, di oligoelementi, di qualunque forma vitale. Una sostanza chimica, artificiale. Una volta ingerita, a differenza di qualsiasi cibo, si trasforma completamente in energia, senza lasciare residui, neanche in tracce.
Niente proteine, niente grassi, niente amidi, niente vitamine, sali, oligoelementi e così via. Energia vuota, “calorie nude”, come si è espresso un dietologo. Come altre sostanze chimiche purissime, il saccarosio concentrato eccita l’organismo, con la sua carica energetica immediata, ma lo snerva e lo debilita, facendo lavorare “a vuoto” tutto l’apparato metabolico (metabolismo = insieme dei processi che determinano la trasformazione degli alimenti in tessuti, calore corporeo lavoro meccanico e l’eliminazione delle sostanze residue): infatti brucia senza lasciare le indispensabili scorie. Non deve essere filtrato, separato dai residui indigeribili e dai suoi componenti vitali, ma soltanto scisso dall’organismo in due zuccheri più semplici: il glucosio e il fruttosio. È come , in altre parole, versare della farina bianca nella macina d’un mulino: l’ingranaggio finirà per guastarsi.
Lo zucchero può provocare alterazioni gravi dell’intero organismo: acidosi nel sangue, muco intestinale, ipercolesterolemia, obesità (perché si trasforma in glicogeno e poi in grassi, avendo turbato il metabolismo), tensione nervosa, eccitabilità, diabete (malattia dei ricambio glucidico con aumento del tasso glicemico e glicosuria), arteriosclerosi, disturbi della circolazione, e perfino reazioni strane e apparentemente immotivate, come la decalcificazione.
Qualche anno fa, Yudkin, Clave e Schroeder hanno delineato un quadro veramente drammatico, e purtroppo fondato, dei danni causati da questo vero “veleno bianco”. Aveva ragione, allora, Carton, già agli inizi del secolo, a incolpare della maggior parte delle malattie moderne, sconosciute nell’antichità, il consumo enorme di zucchero, carne e alcol (in Les trois aliments meurtriers, “i tre alimenti assassini”)?
Quello che è certo, ormai, è che non solo l’abuso ma anche il semplice uso dello zucchero predispone l’organismo a una delle tante malattie della civilizzazione, quasi tutte molto gravi. Anche gli indigeni d’Africa e d’Asia, quando consumano zucchero raffinato, subiscono le stesse malattie dei cittadini più golosi e “saccarodipendenti”, cioè assuefatti ormai all’uso del saccarosio, come altri, non certo più sconsiderati, sono assuefatti all’alcol o alla marijuana.
Lo zucchero è particolarmente nocivo per i bambini e per le persone anziane, oltre che per le donne, in quanto è un ladro di calcio” e di sali minerali (soprattutto di cromo, un importante aiuto dell’insulina, che poi è eliminato per il 20% con le urine, come ha scoperto H.A.Schroeder). Finisce per sottrarre anche vitamine, come avviene sempre quando ingeriamo una sostanza del tutto priva di questi principi vitali, e le diastasi, enzimi necessari per la trasformazione di un alimento. Seri studi hanno dimostrato che ogni volta che noi ingeriamo zucchero consumiamo per la sua metabolizzazione vitamine B (in particolare B6 e B12), aminoacidi preziosi (specie triptofano e metionina), vitamina PP e acido pantotenico.
La decalcificazione può portare non solo alla carie dei denti, ma anche all’avitaminosi e al sorgere di infezioni e malattie varie nei bambini, ai quali i genitori continuano a offrire caramelle, dolci e zucchero, pur di tenerli buoni. Così li calmano per pochi minuti ma ne accrescono l’irrequietezza generale. Quest’ultima ipotesi, secondo alcuni ricercatori del National Institute of Health (USA) non trova conferme scientifiche; al contrario, uno studio di J. Wurtman del Massachusetts Institute of Technology attribuisce allo zucchero (dose di 30 g, pari a 2 cucchiai e mezzo) e ai dolci contenenti zucchero (60 g) un’attività antidepressiva e sedativa innescata dall’aumento di serotonina a livello cerebrale, aumento prodotto dal triptofano a sua volta innescato dall’insulina. Ma è facile obiettare che questa reazione è tipica di tutti i carboidrati e degli zuccheri in particolare.
Del resto è dannoso e inutile proibire lo zucchero chimico ai bambini quando l’esempio viene dagli adulti, che con caramelle, dolci e cioccolata e perfino zucchero puro cercano una compensazione alle frustrazioni quotidiane. Molto meglio, allora, sgranocchiare, anche in presenza dei bambini, semi di sesamo, di girasole, di zucche, di nocciole e consumare molta frutta dolce (fresca e secca)
In conclusione, dobbiamo per prima cosa riuscire a eliminare la zucchero dal nostro menù quotidiano. Non è cosa facile, anche perché lo zucchero si annida un po’ ovunque e non è soltanto nella zuccheriera, in bella mostra. Ne sono ricchi tutti i dolci industriali, dalle torte al croissant del mattino, ai gelati, alla cioccolata, ai biscotti, alle bibite dissetanti e a quelle alla cola. In alternativa, recuperiamo l’antica tradizione di dolcificare con moderazione usando soltanto il miele grezzo naturale e la frutta dolce essiccata (uvetta, fichi, ecc.). Ci accorgeremo che tutto sarà più buono: avremo ritrovato i sapori naturali.
Nessun commento:
Posta un commento