mercoledì 2 giugno 2010

LO ZUCCHERO RAFFINATO

DOLCE, BIANCO, VELENOSO (da “L’alimentazione naturale", di Nico Valerio, Oscar Mondadori)

Per molte migliaia di anni l’uomo ha soddisfatto il gusto del sapore dolce con la frutta fresca, con la frutta secca e col miele. Tutti alimenti strettamente naturali, che non contengono solo saccarosio né solo zuccheri; ma gli zuccheri vi sono presenti alla stato vitale e in quantità biologica, accanto ad acqua, vitamine, sali naturali, enzimi, acidi organici, batteri, lieviti. Dall’inizio della vita sulla terra, questi sono stati i nostri cibi zuccherini, per decine e decine di secoli.
Oggi invece il succo delle barbabietole e di canna dolce, raffinato e cristallizzato, è usato come condimento per gran parte degli alimenti conosciuti, in quantità enormi. È talmente radicato psicologicamente il consumo del “dolce puro”, costituito dal solo saccarosio, che senza dubbio una famiglia media americana o europea non potrebbe farne a meno per più di un giorno.
Insomma, è una vera droga. E come tutte le vere droghe non solo non giova all’organismo e non apporta alcun elemento vitale e nutritivo, ma è dannoso, anzi- come ormai riconoscono non esclusivamente i soliti “rompiscatole” naturisti ma anche i medici ortodossi - pericoloso per la salute pubblica, fonte diretta e indiretta di molte malattie.
Come mai? Lo zucchero non è in fondo un cibo naturale? Vediamo come viene prodotto. Le barbabietole dolci in pezzi o le canne da zucchero tagliate vengono fatte bollire in acqua a lungo, fino a secernere tutto il loro succo dolce, che condensato, raffinato più volte, decolorato, sbiancato (ma è solo un effetto ottico) con l’azzurrante indartren, filtrato e cristallizzato costituisce lo zucchero.
Questa sostanza, però, non ha più nulla delle piante originarie, è solo saccarosio purissimo, privo di impurità, di vitamine, di sali, di oligoelementi, di qualunque forma vitale. Una sostanza chimica, artificiale. Una volta ingerita, a differenza di qualsiasi cibo, si trasforma completamente in energia, senza lasciare residui, neanche in tracce.
Niente proteine, niente grassi, niente amidi, niente vitamine, sali, oligoelementi e così via. Energia vuota, “calorie nude”, come si è espresso un dietologo. Come altre sostanze chimiche purissime, il saccarosio concentrato eccita l’organismo, con la sua carica energetica immediata, ma lo snerva e lo debilita, facendo lavorare “a vuoto” tutto l’apparato metabolico (metabolismo = insieme dei processi che determinano la trasformazione degli alimenti in tessuti, calore corporeo lavoro meccanico e l’eliminazione delle sostanze residue): infatti brucia senza lasciare le indispensabili scorie. Non deve essere filtrato, separato dai residui indigeribili e dai suoi componenti vitali, ma soltanto scisso dall’organismo in due zuccheri più semplici: il glucosio e il fruttosio. È come , in altre parole, versare della farina bianca nella macina d’un mulino: l’ingranaggio finirà per guastarsi.
Lo zucchero può provocare alterazioni gravi dell’intero organismo: acidosi nel sangue, muco intestinale, ipercolesterolemia, obesità (perché si trasforma in glicogeno e poi in grassi, avendo turbato il metabolismo), tensione nervosa, eccitabilità, diabete (malattia dei ricambio glucidico con aumento del tasso glicemico e glicosuria), arteriosclerosi, disturbi della circolazione, e perfino reazioni strane e apparentemente immotivate, come la decalcificazione.
Qualche anno fa, Yudkin, Clave e Schroeder hanno delineato un quadro veramente drammatico, e purtroppo fondato, dei danni causati da questo vero “veleno bianco”. Aveva ragione, allora, Carton, già agli inizi del secolo, a incolpare della maggior parte delle malattie moderne, sconosciute nell’antichità, il consumo enorme di zucchero, carne e alcol (in Les trois aliments meurtriers, “i tre alimenti assassini”)?
Quello che è certo, ormai, è che non solo l’abuso ma anche il semplice uso dello zucchero predispone l’organismo a una delle tante malattie della civilizzazione, quasi tutte molto gravi. Anche gli indigeni d’Africa e d’Asia, quando consumano zucchero raffinato, subiscono le stesse malattie dei cittadini più golosi e “saccarodipendenti”, cioè assuefatti ormai all’uso del saccarosio, come altri, non certo più sconsiderati, sono assuefatti all’alcol o alla marijuana.
Lo zucchero è particolarmente nocivo per i bambini e per le persone anziane, oltre che per le donne, in quanto è un ladro di calcio” e di sali minerali (soprattutto di cromo, un importante aiuto dell’insulina, che poi è eliminato per il 20% con le urine, come ha scoperto H.A.Schroeder). Finisce per sottrarre anche vitamine, come avviene sempre quando ingeriamo una sostanza del tutto priva di questi principi vitali, e le diastasi, enzimi necessari per la trasformazione di un alimento. Seri studi hanno dimostrato che ogni volta che noi ingeriamo zucchero consumiamo per la sua metabolizzazione vitamine B (in particolare B6 e B12), aminoacidi preziosi (specie triptofano e metionina), vitamina PP e acido pantotenico.
La decalcificazione può portare non solo alla carie dei denti, ma anche all’avitaminosi e al sorgere di infezioni e malattie varie nei bambini, ai quali i genitori continuano a offrire caramelle, dolci e zucchero, pur di tenerli buoni. Così li calmano per pochi minuti ma ne accrescono l’irrequietezza generale. Quest’ultima ipotesi, secondo alcuni ricercatori del National Institute of Health (USA) non trova conferme scientifiche; al contrario, uno studio di J. Wurtman del Massachusetts Institute of Technology attribuisce allo zucchero (dose di 30 g, pari a 2 cucchiai e mezzo) e ai dolci contenenti zucchero (60 g) un’attività antidepressiva e sedativa innescata dall’aumento di serotonina a livello cerebrale, aumento prodotto dal triptofano a sua volta innescato dall’insulina. Ma è facile obiettare che questa reazione è tipica di tutti i carboidrati e degli zuccheri in particolare.
Del resto è dannoso e inutile proibire lo zucchero chimico ai bambini quando l’esempio viene dagli adulti, che con caramelle, dolci e cioccolata e perfino zucchero puro cercano una compensazione alle frustrazioni quotidiane. Molto meglio, allora, sgranocchiare, anche in presenza dei bambini, semi di sesamo, di girasole, di zucche, di nocciole e consumare molta frutta dolce (fresca e secca)
In conclusione, dobbiamo per prima cosa riuscire a eliminare la zucchero dal nostro menù quotidiano. Non è cosa facile, anche perché lo zucchero si annida un po’ ovunque e non è soltanto nella zuccheriera, in bella mostra. Ne sono ricchi tutti i dolci industriali, dalle torte al croissant del mattino, ai gelati, alla cioccolata, ai biscotti, alle bibite dissetanti e a quelle alla cola. In alternativa, recuperiamo l’antica tradizione di dolcificare con moderazione usando soltanto il miele grezzo naturale e la frutta dolce essiccata (uvetta, fichi, ecc.). Ci accorgeremo che tutto sarà più buono: avremo ritrovato i sapori naturali.

Nessun commento:

Posta un commento